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Forse i “millenials” non ne conoscono nemmeno l’esistenza ma l’auto del futuro potrebbe assomigliare alla “Kitt” della serie televisiva, celebre negli anni ’80, “Supercar”.
I veicoli del (prossimo) futuro si guideranno da sole grazie alla I.A. Dei prototipi stanno facendo già facendo “scuola guida” lungo le strade di Singapore e Boston. Questi autoveicoli sono stati sviluppati da uno spin-off del M.I.T. (Massachusetts Institute of Technology), alla ricerca partecipa anche l'italiano Valerio Varricchio. Nel celebre istituto Varricchio si è trasferito dopo la laurea alla Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa e ha parlato delle sue ricerche a margine di un incontro all'università telematica Giustino Fortunato di Benevento.
I prototipi rappresentano le versioni più avanzate delle auto a guida autonoma finora ottenute. Tuttavia, come altri modelli di Google e Tesla, possono apparire ancora un po’... imbranati.
Dice Varricchio: “Queste auto guidano da sole in condizioni di estrema sicurezza e c'è ancora bisogno di un pilota a bordo pronto a intervenire in caso di emergenza. Il problema è che hanno comportamenti ancora troppo robotici e non sanno interagire in modo naturale con automobilisti e pedoni, perché non sanno anticiparne le intenzioni”-
L'obiettivo prossimo è quello dunque di rendere queste automobili meno robotiche e più “umane” e per farlo ssi stanno mettendo a punto algoritmi, alcuni dei quali già applicati ai prototipi in fase di test a Singapore e Boston, che permettano all'intelligenza artificiale la capacità di guidare con “buon senso”, proprio come una persona".
Solitamente un robot segue le regole del codice della strada al 100 per cento: quindi a un incrocio passa solo quando le strade sono completamente sgombre, se vede un pedone sul ciglio della strada si ferma e non capisce se stanno per attraversare o meno, perché non sa decodificarne il linguaggio del corpo.
La sfida per ottenere automobili a guida autonoma è partita nel 2007 negli States e ora coinvolge laboratori e aziende di tutto il globo. E' nata con più obiettivi di sicurezza, perché l'errore umano è la causa di circa il 90 per cento degli incidenti, per estendere la mobilità urbana a disabili e anziani e per ottimizzare gli spazi, perché in media un veicolo è parcheggiato il 95 per cento del tempo.
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